In Attesa...


Guardo la strada attraverso i vetri sudati. I rami degli alberi spogli oscillano sotto il cielo grigio sporco. Qualche goccia si scaglia contro le foglie a terra con luccichio aguerrito. Il resto tace.

Alla mattina mi avvio per andare a lavorare. Alla mattina c’è la nebbia pomeriggio esce il sole, la sera piove, mi tocca sempre riempire la borsa con oggetti “utili” per ogni cambiamento atmosferico, come diceva mia nonna “Non ci sono più le mezze stagioni”



Trascino le foglie e qualche pozzanghera verso l’ufficio, passo tutto il giorno in attesa e infine esco sotto la pioggia, ancora pioggia, di nuovo pioggia. Pesco dalle profondità del “pozzo” l’ombrellino e i guanti, saluto i colleghi, vengo innaffiata da un auto.

L’attesa sta diventando snervante. Oggi di nuovo apro gli occhi, do un occhiata fuori e mi ritrovo sempre lo stesso scenario. Nebbia, grigio, rami, foglie. Poi come nel bar decadente “prendo il solito”, la borsa piena di gadget, lavoro, innaffio “Ma non imparo mai?”.

Dopo una settimana controllai il calendario nel caso qualcuno stesse riavvolgendo il tempo di giorno in giorno. Dicembre. Esco atrezzata per andare al lavoro, scivolo all’uscita e mi faccio un paio di metri col sedere sulla lastra di ghiaccio formatasi durante la notte.

Guardo incredula le cianfusaglie della mia borsa che si sono sparse in ogniddove, sulle quali delicatamente comiciarono a posarsi i primi fiocchi di neve. Ancora a terra scivolai verso il telefonino.

- Ciao Linda, sono Elena, purtroppo oggi non posso venire al lavoro, mi sono presa un brutto rafreddore. Atchiù!

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