La nuova Razza.

La nuova razza.
JK

Osservo l’animale davanti a me. Sono un’esploratrice, sto scoprendo una nuova razza. Devo ancora capire se sia aggressivo o no, comunque alzo il braccio per salutare. Il coso ricambia con una specie di saluto debole, con la pelle tremolante e probabilmente capacità motoria dell’arto ridotta. Osservo il coso con una leggera agitazione. Potrebbe attaccarmi, potrebbe pensare di essere in pericolo, non posso abbassare la guardia, non stacco lo sguardo, che è meglio.



Il coso ha la pelle grigia, ricoperta di piaghe in alcuni punto. Quando ci salutammo notai i calli sui palmi e i polsi della mano. Sposto lo sguardo cercando di identificare quel che era rimasto degli arti inferiori. Eccole, due escrescenze flaccide che spuntano da sotto il corpo svogliato. Ginocchia fossilizzate, piedi riversi all’interno e cosce unite. Deduco che il coso non cammina più. Sarà stato l’ambiente a ridurlo così, le comodità, le consegne a domicilio, la possibilità di comunicare con il mondo stando seduti da casa via internet e la progressiva mancanza di interessi nel mondo reale con l’aumentare della vita virtuale.

Mi commuovo, mi dispiace un po’ per l’essere, deve aver sofferto tanto, ha un aspetto perso, non ha alcuna sistemazione in questo mondo se non quello di occupare uno slot virtuale, un nome su internet. Se scomparisse, nessuno si accorgerebbe, nessuno verrebbe a cercarlo. Il coso rimarrebbe a puzzare e a putrefarsi come d'altronde ha già cominciato a fare.

Chi si crede di essere nel mondo virtuale? Nel mondo virtuale è un asso, commenta tutto, è sempre presente, usa gli avatar muscolosi e belli come immagini di profilo, il coso su internet è una persona in pixel e codice, potente, capace di schiacciare le opinioni di chiunque come dei moscerini. Il coso su internet è un’autorità tale da credere se stesso un’autorità anche nella vita reale, è un pallone gonfiato ecco chi è.

Il coso mi guarda, gli occhi rossi, le palpebre cadenti, l’espressione di disgusto, una macchia di unto ricopre i brandelli della maglietta che indossa sul corpo deforme. I peli sporchi spuntano da tutte le parti, tranne la testa che presenta i sintomi avanzati di alopecia. Il coso puzza. Provo disgusto per quell'essere.

Come ha fatto ad arrivare a tanto? Come ha cessato la propria esistenza? Perché ha smesso di uscire da casa, perdendo la voglia di vivere nel mondo reale? Perché?

“Perché?” chiedo allo specchio senza aspettarmi una risposta.

Ci passo davanti ogni settimana, quando ritiro il cibo all’ingresso. Mi muovo spostandomi insieme alla poltrona con le rotelle e senza aprire la porta chiedo al fattorino di lasciare le buste e andarsene. Poi attendo il totale silenzio prima di spalancare la porta, prendere la consegna e richiudermi nel mio nascondiglio. Passo davanti allo specchio appeso nel corridoio ricoperto di macchie di sporco e di polvere e spero, che un giorno che si ricopra completamente in modo da non vedere più il mio riflesso. Non ho le forze per toglierlo, non ho modo di evitarlo, perciò dopo aver esaminato il mio aspetto penoso, non mi resta altro che rintanarmi nel mondo virtuale.

Ancora un paio di ore e poi basta, mi riprometto controvoglia, perché la rete mi ha già ripreso in custodia, sarò la sua schiava per sempre.


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