La paura


Ho paura della guerra. Ho paura del caos. Di svegliarmi nel cuore della notte, dover raccattare due tre cose a caso, se va bene, prendere la mia bambina assonnata in braccio e col il cuore nelle orecchie, fingendo calma inoltrarmi nella notte. La notte che scenderà sulla nostra casa, sulla casa di tutti, il buio. 

Ho l’angoscia di vivere nell'incognita, di non conoscere la propria sorte, di come stanno le persone a me care, disperse, di non sapere se potremo trovare un riparo quasi sicuro, di non sapere se domani ci sarà qualcosa da mangiare o da bere, se ci saremo noi. Mi fa paura il non conoscere il nemico, di riconoscerlo, di non potermi fidare di nessuno, di non sapere quando sarebbe arrivata la fine a tutto.

Ho paura di vedere la sofferenza delle persone, di soffrire insieme a loro.

Ho paura di vedere il volto spaventato della mia bambina senza poterla consolare.


Ho paura di lasciare mia figlia senza un genitore che la possa proteggere a morire di fame, freddo, di essere investita, bombardata, fucilata, imprigionata o... Ho paura.

Ho paura perché se vorrò alzarmi e lottare per avere un futuro per mia figlia, per la mia famiglia, e magari con questa speranza mi imbarcherò su uno di quei gommoni. Con la bambina denutrita e infreddolita raggomitolata sul mio petto, aggrappata ai miei capelli come se fossero l’ultima cosa a tenerla in vita. Un gommone che viaggerà nonostante il freddo, il mare mosso, le malattie, la fame, la sete, la disperazione, le facce spaventate verso una costa inospitale. Verso una terra che vedrò a distanza di metri. Allungherò la mano per poterla quasi toccare e poi urlare di terrore quando il gommone verrà respinto e se ancora una volta saremo fortunati e non verremo sbalzati tra le acque ostili, se siamo davvero molto fortunati riprenderemo il viaggio, torneremo in “patria” che non c'è più, nella casa che non abbiamo, e in pochi che saremo sopravvissuti seppelliremo i cadaveri che avranno così finalmente trovato la pace.

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